Sono cameriere in un pub.

L’anno scorso, sabato sera, il caos.

Si alza un cliente e mi viene incontro.
“Qualche minuto e sono da voi, ragazzi.”
“Ho visto che l’uscita d’emergenza accanto al nostro tavolo è incatenata, non dovrebbe esserlo.”
“Certo ma quella non è un’uscita d’emergenza.”
“Sì che lo è, ha il maniglione antipanico.”

“Guarda, il maniglione antipanico posso metterlo anche alla porta del frigo, ma questo non lo rende uscita d’emergenza, torna pure al tavolo, arrivo subito da voi.”
“Quella è una porta d’emergenza e voglio che togliate la catena.”

Grande respiro.

“C’è il progetto di un architetto, secondo il quale le uscite d’emergenza sono quelle due. Sono segnalate con le luci d’emergenza e sono calcolate in base alla capienza del locale.”
“Guarda che io me ne intendo, voglio vedere la documentazione.”

Non so come ho fatto a mantenere la pazienza, considerato anche che era sabato sera.
“Ma chi sei? Guarda, ci sono due possibilità: fai una segnalazione e mandi i controlli oppure se non ti senti sicuro te ne vai.”
È tornato al tavolo. Io ero esterrefatto.

Mi chiama una cliente che ha assistito alla scena. Mi avvicino.
“Ho sentito la discussione, il tizio lo conosco e mi vergogno per lui.”
Esistono anche i clienti normali.