Alza lo sguardo, perplesso.
“Come sette e venti? La colazione costa due e quaranta.”
Ed io, calmissimo:
“Due e quaranta la colazione di oggi… più quattro euro e ottanta perché ieri, grazie al suo assaggio, ho dovuto buttare quattro brioche.”
Lui paga, brontolando qualcosa sull’ingiustizia del mondo. Mentre esce, si gira:
“Farò cattiva pubblicità a questo posto.”
Io, senza scompormi:
“Nessun problema, Avvocato. Anch’io la farò con lei. Buona giornata e buon lavoro.”
Silenzio glaciale, porta che si richiude.
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