Collaboro con una ditta che si occupa di food e che, durante il lock down, ha dovuto reinventarsi spostando il suo target dalle attività professionali (perlopiù ferme) al privato.
Effettuiamo una spedizione verso una nuova cliente e, da verifica, ci rendiamo conto che il corriere è già passato più volte senza trovare il domicilio della signora.
L’indirizzo fornitoci sul sito è SNC, senza numero civico, ed in questi casi non capita di rado che il corriere sia in difficoltà nel trovare la casa.
Telefoniamo quindi alla signora per avere più informazioni, magari qualche dettaglio da fornire al corriere per trovare il domicilio.

“Signora buongiorno, sono X e la chiamo dall’ufficio commerciale di Y. La sua spedizione è in consegna, ma essendo senza numero civico il corriere ha qualche difficoltà a trovarla. Se mi potesse dare qualche punto di riferimento o…”
Non mi lascia finire.
“Ma io il numero civico ce l’ho!”
“Ah… Allora forse c’è stato qualche problema quando ha compilato il modulo sul sito, se me lo dà, chiamo subito il corriere così…”
Mi interrompe di nuovo.
“Ma io il numero civico non ve lo voglio dare… E la privacy? Poi si sa dove abito e arrivano i ladri!”
Allibito.
“Ma, signora… Senza numero civico il pacco come glielo portiamo a casa?”
“Dica al corriere di chiamarmi quando è in zona, io scendo e mi faccio vedere per strada!”
“Signora… Mica possiamo chiedere al corriere di andare avanti indietro per la via a cercare una signora in mezzo alla strada… Fra l’altro io non ho il numero del corriere, ho il numero della sede. Se vuole le faccio un fermo posta e lo recupera alla succursale più vicina…”
“Ah sì, ecco, facciamo così!”
“…Ma a quel punto deve mostrare un documento, dove sta scritto dove abita…”
“Eh no, allora tanto vale, me lo faccia portare in via dei Matti numero 0.”
“Ok… Grazie di nuovo dell’acquisto e della fiducia.”
“Eh… Per forza!”