Lì non ho detto niente per un attimo. Poi gli ho solo messo una mano sul braccio e ho detto piano:
“Quello che sente… non è un disturbo. È dolore. È amore che cerca un posto dove andare. E va a finire nel corpo.”
Mi ha guardata in silenzio. Ha annuito. Poi si è alzato, ha ringraziato e mi ha detto:
“Grazie. Anche se non mi ha dato nessuna medicina, mi sento… più curato.”
E niente. Lì ho pensato che a volte non servono farmaci, ma solo qualcuno che ti ascolta quando nessuno sa più dove fa male.
Ma non fidati di dottor facebook e che diamine…
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