“Ce l’ho. Le va bene bianca?”

“Bianca va bene. Come una pagina nuova.”

Mentre stampavo i documenti, si è seduta sullo sgabello accanto al banco. Non stava cercando attenzione. Parlava come si respira. Per alleggerirsi.

“Sa, ho passato 42 anni a organizzare la vita degli altri. Due figli, una casa, tre lavori: pulizie al mattino, segretaria a chiamata, poi cucivo gonne per un negozio in centro. Mio marito? È bravo a raccontare barzellette. E a fare il malato immaginario quando c’era da fare qualcosa.”

Fece una pausa, guardando il vetro che rifletteva i primi voli in arrivo.

“Diceva sempre che ero esagerata. Che se volevo qualcosa, potevo chiedere. Ma ogni volta che chiedevo, mi faceva sentire in colpa. Come se il solo fatto di volere qualcosa fosse un capriccio. Anche una vacanza. Una volta ho detto: ‘Mi piacerebbe vedere Polignano’. E lui ha risposto: ‘Ma che devi vedere? È pieno di turisti. Facciamo un bel giro all’IKEA’. IKEA.”

Ho trattenuto una risata. Lei no, ha sorriso amaro.

“Stamattina mi sono svegliata alle cinque. Ho preparato il caffè, ho lasciato un biglietto sul tavolo: ‘Per una volta, fallo tu il giro all’IKEA. Io vado al mare’. Mi sono messa in treno, poi qui. Adesso voglio solo guidare.”

Le ho consegnato le chiavi. E mentre si alzava mi ha detto:

“Se mi piace il B&B a Polignano, resto. Se mi viene la malinconia, salgo in macchina e vado ancora più a sud. Finché non mi passa.”

E poi, con un mezzo sorriso:
“Se sei giovane e pensi che l’amore richieda pazienza, ricordati che a volte richiede anche coraggio. Pazienza ce l’avevo. Il coraggio mi è venuto oggi.”