Se mi dessero un euro per ogni volta che un cliente mi chiede se può avere “qualcosa in omaggio”, potrei smettere di vendere portacandele e iniziare a venderli da ricco. Tipo su una spiaggia ai Caraibi.
Lavoro in un negozio di oggettistica dove ogni oggetto sembra dire “regalami”, ma il problema è che spesso la gente lo prende troppo alla lettera. Abbiamo piccoli articoli: gufi portafortuna, mini vasetti, saponette a forma di cuore, cosine carine che costano tipo 1,90. Eppure ogni giorno, puntuale come le bollette, arriva il cliente che si indigna per principio.
Una volta entra una signora ben vestita, profumata, con borsa firmata. Acquista una candela profumata da 14,50 euro.
Mentre sto incartando, mi chiede:
– “E non c’è nemmeno un omaggino?”
Sorrido educatamente.
– “Mi dispiace, signora, al momento no.”
Lei sbuffa.
– “Ah. Allora me la fa almeno a 10?”
Con calma, le spiego che i prezzi sono quelli indicati e che quella candela è già in offerta. Lei ci pensa, poi dice testualmente:
– “Allora niente. Non mi va più.”
E mi lascia lì con la candela in mano, incartata, col nastro rosa, pronta a farle compagnia in salotto.
È uscita come se le avessi fatto un torto personale, e io sono rimasto a fissare la porta pensando: ma se per principio volevi un regalo, potevi anche comprarti un uovo Kinder.
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