Oggi uno mi ha detto: “Beato te che lavori al parco, tutto il giorno tra risate e musica.”
Sì certo.
Gente che vomita sui tronchi, bambini che urlano come in un esorcismo, genitori che si litigano le patatine e 33 gradi fissi con l’uniforme nera addosso.
Comunque.
Verso le 18 mi arriva una famiglia. Lui, lei, un bambino. Piccolo. Magrolino. Lo tenevano in braccio anche se sapeva camminare.
Mi chiedono se possono salire sulla ruota. Nessun problema.
Il padre mi dice, sottovoce:
— “Il bimbo va con lei, se è ok. È tranquillo, non parla.”
Lo metto nel seggiolino accanto a me, lo fisso. Occhi grandi. Zaino minuscolo. Silenzio totale.
Partiamo.
Lui guarda tutto, ma non dice una parola. A metà giro tira fuori una stella di plastica e la alza verso il vetro. Non so perché. Non me lo chiede, non me la mostra. Solo la alza.
Commenti recenti