Cammino tranquillamente lungo il marciapiede, supero la colonna (già incredibilmente lunga) di clienti in attesa col numerino, varco lo Stargate che divide il mondo civilizzato dal mio luogo di perdizione, e sento una voce rimbombare in lontananza che dice queste parole: “Ehi tu! Non fare il furbo! Non vedi che siamo tutti in fila? Prendi il biglietto e mettiti in coda come tutti noi altri!”.
È ovvio che costui, non avendomi riconosciuto, meriterebbe di essere fustigato nella pubblica piazza e messo alla Gogna per il reato di lesa Maestà.
Ma nonostante io stia ancora dormendo in piedi, mi sento già pronto per donare al mondo una delle mie perle.
Guardo il cliente, guardo gli altri clienti in coda che mi avevano riconosciuto nonostante la transustanziazione, mi volto e dico citando il meraviglioso Marchese Onofrio del Grillo: “Eh mi dispiace, ma io so’ io e voi non siete un **!”
E così facendo mi avvio all’interno del negozio tra le risate dei miei amatissimi clienti.
Buon lavoro amici e colleghi.
Alla prossima (dis)avventura!
30 Novembre, 2020 alle 4:28 pm
Nel nostro negozio, quando si raggiunge la capienza massima, tiriamo un nastro, per evitare che entrino altre persone. Noi commessi comunque entriamo senza spostare il nastro, perché passiamo dietro il contapersone (da sempre, anche prima del covid). D’estate si vedeva la divisa con annesso cartellino, quindi nessun problema. Da quando fa freddo la divisa è coperta dal giubbotto, quindi mi sono beccata un po di occhiatacce, a cui non faccio sempre caso. Per evitare equivoci dico sempre che lavoro lì l, perché non si sa mai.