Mattina presto, banco del pesce, odore di mare e di caffeina appena accennata. Sto sistemando i calamari quando si avvicina un signore sulla settantina, cappello di lana, mani dietro la schiena. Silenzioso. Mi fissa.
Dopo qualche secondo buono, parte:
“Quello è pesce morto?”
Lo guardo. Poi guardo il banco. Poi lo riguardo.
“Sì, signore… è una pescheria.”
Annuisce.
“E se è morto… com’è che lo tenete così bello?”
Cerco di spiegare in modo semplice:
“È fresco. L’abbiamo preso all’alba, è stato tenuto sempre al freddo.”
Lui fa “mh” come se avessi detto qualcosa di sospetto.
Poi guarda le seppie, mi indica quella più in fondo.
“Quella mi sembra che mi sta guardando.”
“No, è solo l’occhio… è intero, ma non guarda più nessuno, glielo assicuro.”
Altro cenno di dubbio. Poi arriva il momento clou.
Indica un’orata.
“Quanto pesa quella?”
“Circa 500 grammi.”
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