Gentile Signore con il pullover sulle spalle,

La ringrazio per aver visitato la nostra enoteca ieri pomeriggio.
Apprezzo il suo entusiasmo, così come la sua sicurezza nell’affermare che il prosecco “è più nobile dello Champagne perché si abbina meglio alla pizza con le patatine”.
Una posizione coraggiosa.

Mi ha colpito la sua capacità di commentare ogni bottiglia che le mostravo con frasi del tipo:

“Questo lo conosco. Lo beveva un mio ex amico.”
e
“Questo nome mi infastidisce. Troppo francese.”

Apprezzo anche la sua dedizione nel cercare “un rosso che sembri bianco, ma solo al primo sorso”,
così come l’ardente richiesta di “un vino da tavola che stia bene col sushi e non costi più di sette euro, ma che sembri ne valga trenta”.
Una sfida che ha richiesto autocontrollo, diplomazia e l’uso strategico della parola “minerale”.

Quando ha indicato il Brunello e ha chiesto:

“Ma se è del 2012, è ancora buono o ormai è diventato tipo aceto pregiato?”