Oggi: ufficio aperto al pubblico.
Io: sportello anagrafe.
Lui: signore distinto, 60 anni, scarpe lucide, sguardo deciso.

Si avvicina e mi dice:

“Buongiorno. Sono venuto a cambiare nome.”
Gli sorrido.
Gli chiedo: “Ha già fatto richiesta online?”
“No. Ma ho deciso stamattina. Vorrei chiamarmi come un guerriero giapponese.”

Resto in silenzio.
Lui:

“Ho fatto sogni potenti. Mi sento pronto.”
Gli spiego che il cambio nome prevede una richiesta formale, motivazioni valide, pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Lui mi guarda e fa:
“Ma se io mi sento un altro, voi non dovreste ostacolarmi.”

Provo a restare sul tecnico.
Gli dico che possiamo fare una dichiarazione, ma ci vorranno mesi.
Risponde:

“Io oggi ho urgenza spirituale.
Non potete darmi almeno un badge con il nuovo nome, provvisorio?”

Gli offro una copia del modulo da compilare.
Risponde:

“Modulo? Il modulo limita la fiamma dell’identità.”