Il mio cervello esce un attimo per prendere aria.
Io, no.
Io resto lì.
Sorrido ancora.
Cerco qualcosa di simile, spiego che certi effetti sono da scenografia cinematografica, non da negozio di quartiere.

Lei ascolta, ma con la faccia di chi sa già che dirà “ci penso” solo per poter andare a chiedere lo stesso in un altro posto.

Alla fine prende solo una tovaglia bianca e una scatola di glitter.
(Glitter. Quelli che non voleva.)

“Comunque grazie eh.
Mi ha dato spunti… ma devo trovare qualcuno che ci creda di più.”

Sorrido.
Inclino la testa.
Le auguro una buona festa.
Poi mi volto, rientro nel retro e appoggio la fronte sullo scaffale delle candele profumate.

Dentro, urlo in giapponese.
Fuori, continuo a vendere sogni da soffiarsi via col naso.