Lavoro come commessa in un piccolo fioraio appena fuori dal cimitero monumentale. È un negozietto stretto e lungo, con l’odore costante di crisantemi, rose fresche e muschio umido. I clienti sono quasi sempre gli stessi: gente del quartiere, figli devoti, vedove silenziose. Ma poi c’è la signora Ada.

Ada viene ogni martedì, senza eccezioni, alle 10:15 in punto. Indossa sempre un cappottino grigio anche d’estate, e cammina con un bastone che sembra più un accessorio teatrale che un vero aiuto. Arriva con passo lento ma deciso, e appena entra esclama sempre la stessa frase:

— “Allora, com’è l’umore oggi, signorina dei fiori?”

Io ormai lo so: devo sorridere, inclinarle un po’ la testa come a dire “va tutto bene”, e poi aspettare. Perché Ada non viene solo per i fiori. Ada viene per raccontare di Arturo.

Arturo è il marito defunto di Ada. Morto quindici anni fa, ma ancora più presente del muschio nelle aiuole del camposanto. E ogni volta Ada mi racconta di lui, ma mai con la stessa storia.

Una volta mi disse che Arturo, appena sposati, si era presentato in municipio per registrare il matrimonio… senza pantaloni. Li aveva dimenticati nella fretta, indossava solo la giacca e le mutande a righe.