Studio notarile, martedì mattina. Una di quelle giornate che partono tranquille: qualche visura, due telefonate da gestire e un appuntamento in agenda alle 10:30 per un atto di procura. Arriva puntuale, cosa rara già di suo. Sulla cinquantina, giacca leggera, faccia serena. Uno di quei clienti che pensi: “Ok, questo va liscio.”

Mi siedo, prendo la cartellina con i documenti, gli spiego cosa dobbiamo fare. Tutto chiaro, tutto semplice. Gli chiedo, come sempre:
— Mi può dare un documento d’identità, per favore?

Lui apre il portafoglio, tira fuori la carta d’identità, me la passa. La prendo al volo e senza neanche guardarla, mi alzo per andare a fare la fotocopia. Ma mentre cammino verso la stampante, qualcosa mi stona. La carta ha un angolo strano, un taglio irregolare. Resto lì un secondo, la giro tra le dita. Sì, è proprio come pensavo: è tagliata. Manca tutta la parte in basso, quella con il codice a barre e parte della firma. Ma non è neanche tagliata bene: un lavoro artigianale, fatto col nervosismo o con forbicine da unghie. Storto, seghettato.

Torno alla scrivania e gliela appoggio davanti, delicatamente.
— Scusi, ma… è tagliata!
Lui mi guarda con aria tranquilla e risponde, come se avesse appena detto che ha tolto un’etichetta da una bottiglia:
— Eh sì, certo. Altrimenti non mi ci stava nel portafoglio.