Gastronomia gluten free – ricordi di disagio.

Assicurazione.

Ore 13.15, entra una signora sulla sessantina che chiede 2 mignon.
Dato che li vuole mangiare subito, li metto su un piattino e, visto che piove, le chiedo se si vuole sedere.
Lei si gira verso gli sgabelli ed esclama:
“Ma ancora così state messi qui?!? Con questi trespoli?”

Improvvisamente mi ricordo di lei! È venuta mesi fa e si è lamentata per tutto il tempo della scomodità degli sgabelli.
“Signora, mi dispiace, ma ho solo questi, vuole una mano per sedersi?”
Mi risponde: “Ma che, mi hai preso per una vecchia r*a?” e salta su con un’ agilità che Jury Chechi, in confronto, sembra mio nonno (e senza neanche esclamare “oplà”).
“E poi sono troppo alti, ma che vi costava mettere un tavolino con due sedie?”
“Come le spiegavo la scorsa volta, non posso mettere i tavolini, perché non ho la licenza di somministrazione, ma solo gli sgabelli di cortesia”
“Bella cortesia! Così fate stare scomodi i clienti, ma chi ha progettato questo negozio?”
“Una famosa architetto: Pia Noinclinato, la conosce?”
“Mai sentita, e comunque…”
E così, continua a lamentarsi per un quarto d’ora, fomentando anche una ragazza che si era seduta accanto a lei a mangiare un panino.
Finalmente finisce i pasticcini e strilla:
“Adesso se scendo da qui e mi sfracello per terra, come la mettiamo?”
“Se vuole la aiuto a scendere…”
“Ho detto di no! E mettile ‘ste sedie!”
“Signora, si sfracelli pure tranquillamente, tanto sono assicurata!”