Sul portone del centro medico troneggia un cartello che ricorda, a lettere cubitali, le norme da tenere per via della pandemia (mascherina e distanziamento) e si chiede gentilmente di non citofonare se si arriva prima dell’ora dell’appuntamento, perché lo spazio in sala d’attesa è condiviso con le altre specializzazioni e quindi possono starci poche persone alla volta.

In pratica: arrivi prima? Stai fuori e aspetti.

Non è comunque il mio caso.

Arrivo puntuale, entro, compilo la solita autocertificazione e subito mi chiamano per la visita oculistica che ho prenotato.

Vengo poi rispedito all’ingresso, ad aspettare che il collirio faccia effetto e arriva lui: il genio.

Sfrutta l’uscita di un altro paziente per infilarsi prima che la porta si richiuda e, facendo finta di niente, fa per andare a sedersi.

La receptionist lo vede e lo fulmina subito: “Ma scusi, signore, non ha letto il cartello? E viene qui da 10 anni e ancora non sa che prima ci si annuncia al citofono?! A quanto vedo, poi, lei ha l’appuntamento tra mezz’ora…”

Anche se preso in fallo, il genio non demorde. Si avvicina al bancone da cui arrivava la cazziata, si abbassa la mascherina per farsi sentire meglio e contrattacca: “Ma certo che ho letto, mica sono analfabeta, io! Ma, se poi mi annunciavo, lei mi diceva di aspettare fuori come quell’altra signora e io mezz’ora sotto il sole non la faccio!”

Ora, siamo in Piemonte, non nel Sahara e sono le 9:30 del mattino. Fuori si sta più che bene, penso. Ma non devo esser stato l’unico ad aver fatto quel semplice ragionamento.

Ma cosa sta dicendo, signor xxx?! Fuori non ci sono 30 gradi. E se è arrivato prima, mi spiace per lei, ma non può comunque entrare. Abbiamo delle regole da rispettare! Primo: si rimetta la mascherina e poi, mi spiace, ma le devo chiedere di uscire.

Non una piega, anzi si guarda in giro, addita una signora e riparte alla carica: “E lei?!”

Lei aspetta il dermatologo. E metta la mascherina.

E lui? indicando me.

Lui deve aspettare l’effetto delle gocce per poi finire l’esame. La mascherina?

Ma se lui è fuori chi c’è dentro?! Perché se non c’è lui, allora vado io!

Vengo in questo centro da 20 anni, ormai chiamo tutti per nome, ma non ho mai la receptionist diventare di quel colore. Fortuna che al massimo i dottori qui non mancano.

BASTA! Ogni anno ne ha una nuova! E una volta ha dimenticato il portafoglio e devo rincorrerla e una se ne esce con ‘Eh, ma la concorrenza mi fa di meno, quest’anno mi ha già fatto cancellare 2 appuntamenti all’ultimo e adesso questo! Aspetti fuori o non aspetti proprio, faccia come crede!

Questa deve averla accusata, perché rimette la mascherina, abbassa la testa ed emette un timido: “Ok” prima di prendere la porta.

La receptionist si volta verso di me: “Uff… ma ci credi che questo è un professore di filosofia? Io mi chiedo i suoi studenti come facciano a sopportarlo…”

…E sono solo le 9:30. Auguri.

Luca, un’altra e lo segui. Sappilo…

Però lo dice con un mezzo sorriso e un colorito tornato normale. Crisi scampata.

Ci ho poi pensato uscendo: adoro non aver a che fare con le persone per lavoro