Contaminazioni in una
Gastronomia gluten free.
Anni fa, entrò una signora in negozio, visibilmente agitata:
“Buongiorno, posso chiedere delle informazioni?”
“Certo signora, dica pure.”
“Ho visto l’adesivo alla porta, quindi fa parte del circuito AIC?”
(associazione italiana celiachia)
“Sì, ci sono appena entrata.”
“Ma la cucina è quella che vedo dalla vetrata?”
“Sì, si chiama “cucina a vista” per questo motivo.”
“Come ha fatto ad ottenere il permesso?”
“Ho fatto il corso di formazione AIC, è venuto un biologo dell’associazione ad ispezionare il laboratorio e sono seguita da un tutor che periodicamente controlla che io rispetti il protocollo.”
“Lo so come funziona, io e mio marito abbiamo una pizzeria , ma a noi hanno detto che il laboratorio è troppo piccolo per poter evitare la contaminazione del glutine.”
“Signora, io cucino SOLO senza glutine.”
“Guardi che anche noi facciamo le pizze con la farina di “mammuth”, lei la usa?”
“No, trovo difficoltà a macinare le zanne… Intende il kamut?”
“Sì, quello che è…”
“Non lo uso, perché contiene glutine.”
“Ma nel forno a 400ºC il glutine muore.”
“Non è un batterio, non muore neanche se gli spara.”
“Secondo me si sbaglia, e voi dell’Associazione e tutti i “ciliaci” siete esagerati.”
“Senta, lasci stare la pizza senza glutine, mi dia retta e continui ad usare la farina di “mammuth”, anzi, provi la farina di ornitorinco , dicono che sia ottima.”