A volte mi chiedo se dovrei aggiungere “sensitivo automobilistico” alla firma sul cartellino.

Ore 8:05, negozio appena aperto, ancora con il caffè in mano e la chiave della saracinesca in tasca. Entra una signora, vestita da “oggi ho fretta”, ma con l’aria di chi ha già deciso che la colpa è tua, qualunque cosa accada.

“Ho bisogno di aiuto con la batteria dell’auto.”

“Buongiorno, certo, che tipo di batteria le serve?”

“Eh, per la mia auto.”
E indica con sicurezza una macchina nel parcheggio, come se bastasse vederla da lontano per scaricare nella mia mente tutte le specifiche tecniche.

Io respiro. Un secondo. Due. Ci provo con calma:

“Signora, avrei bisogno di sapere gli ampere o almeno di vedere il libretto dell’auto. Così trovo quella giusta.”

Si indispettisce. Fa quella smorfia che precede ogni momento in cui qualcuno decide che sei tu il problema.
E dice, con tono piccato:

“Ma io la guido, mica la smonto. Che ne so!”

Mi mordo la lingua. Vorrei rispondere che se bastasse guidarla per conoscerne ogni pezzo, allora io sarei astronauta onorario della NASA, avendo una Panda da 15 anni.