Lo ascolto. Annuisco. Ogni tanto lancio qualche “capisco” strategico, più che altro per darmi il tempo di non ridergli in faccia.
Ma lui, niente. Prende fiato e rilancia:
“Comunque, sto ambassador del brand… boh. Uno pompato dai social. Le sue foto sembrano uscite da un catalogo. Io invece scatto naturale. Sporco. Vero.”

Già, peccato che l’ambassador… sono io.

A quel punto inizio la presentazione tecnica, calma piatta. Spiego tutto come da manuale, rispondo con pazienza ai suoi confronti tra macchine che probabilmente non ha mai nemmeno acceso.
Lui fa domande, ma con quell’aria da “vediamo se sei davvero all’altezza del mio livello”, come se fossimo a un provino per entrare nella sua accademia segreta della fotografia spirituale.