Lavoro in una fumetteria. E no, non vendo solo ‘fumetti’. Vendo portali. Mondi. Un universo alla volta.
Ogni tanto qualcuno entra col sorriso di chi pensa di essere ironico e mi fa:
– “Ah, esistono ancora ste cose? Ma non sono roba da bambini?”
Io rispondo sempre con un sorriso, ma dentro di me ripenso a certe tavole che ho letto e che hanno raccontato la guerra meglio di mille saggi. A certi silenzi tra due vignette che parlano più di qualunque romanzo.
Perché vedi, quello che molti non capiscono è che qui dentro non trovi solo ‘disegnetti’.
Qui dentro c’è il Giappone del dopoguerra raccontato da Taniguchi, c’è la Sarajevo di Joe Sacco, c’è la depressione di Zerocalcare, la solitudine di Andrea Pazienza, l’introspezione di Craig Thompson, la poesia silenziosa di Shaun Tan.
C’è chi entra per leggere Batman, ma poi resta per scoprire che “Maus” di Art Spiegelman ha vinto un Pulitzer. E no, non sto parlando di un romanzo, ma di un fumetto con i topi. Topi che raccontano l’Olocausto.
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