Ho lavorato per una sola estate in un villaggio turistico all’estero.
Un bel giorno, verso le 4 del pomeriggio, arriva lei, 50enne, sempre perfettamente truccata anche in spiaggia, che – arrabbiata – mi ordina di seguirla.
La seguo.
Arriviamo all’inizio della prima fila di ombrelloni, dove lei continua a sbraitare contro un’altra signora che secondo lei era “seduta sotto la sua ombra”.
Io, alla seconda signora: “Mi scusi, questo è il suo ombrellone?”
“Si, sono qui dalle 7 di questa mattina…”.
La signora incazzata, incalza: “Sì, ma stamattina sotto il suo ombrellone c’era l’ombra del suo ombrellone. Ora c’è quella del mio, si deve spostare!”.
“Signora, il sole si sposta e di conseguenza anche le ombre… non può pretendere che tutta la fila slitti perché si è spostata l’ombra. Se vuole vado a prenderle un altro ombrellone e lo mettiamo accanto, così è coperta anche lei.”
“Ma così poi non vedo il paesaggio! Io mi sono messa qui per vedere bene tutto. Dovete fare qualcosa, perché io qui pago!”
“Non è che gli altri paghino con i soldi del Monopoli…”.
E vado via, per chiamare il responsabile.
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