In lavanderia, telefona un uomo:
“Pronto?”
“Buongiorno, lavate la biancheria intima?”
“No, mi spiace, è un servizio che non diamo”.
“Lo so che in questo periodo nessuno lava più l’intimo a causa del Covid”.
“Il Covid non c’entra nulla, non abbiamo mai dato questo servizio”.
“Si, va bene, ma io ho la lavatrice rotta”.
“Mi spiace, ma questo non cambia il fatto che non laviamo l’intimo. Se vuole può andare in una lavanderia a gettoni (e gli comunico un indirizzo).
“No no, non mi piace usare i gettoni”.
Io perplessa.
“Può sentire un’altra lavanderia (e gli passo l’indirizzo di due colleghe in zona)”.
“Ma allora proprio non me li lava?”
“No, non laviamo intimo. Mi spiace, buongiorno”.
Chiudo la chiamata.

Circa dieci giorni dopo, di sabato, c’era solo mia madre in negozio (che ovviamente sapeva tutto). Si presenta un trentenne:
“Buongiorno signora, lavate l’intimo?”
“No, mi spiace”.
“Sa, ho la lavatrice rotta e non so come fare”.
“Mi spiace, ma può andare in una a gettoni”.
“Non so usare i gettoni”.
“Guardi, basta metterlo nella macchina e poi si usa come quella di casa”.
“A me non piace. Mi lava l’intimo?”
“No, e pensavo fosse già stata chiara mia figlia una settimana fa al telefono”.
È uscito senza salutare.

Ora mi chiedo: in che condizioni erano quei capi dopo dieci giorni, e come mai la lavatrice era ancora rotta?