Detto fatto: un boato esplode nel corridoio, il rumore di ferraglia mi raggela il sangue, avverto uno scossone nella toppa dove ho inserito la chiave e ho la netta sensazione che la gigantesca serranda sia uscita dalle guide. Mentre mi affaccio per capire cosa sia successo odo un bestemmione da osteria veneta che riempie il centro commerciale, a seguire una filastrocca con termini poco carini che alludono a mestieri antichi delle madri di tutti i santi. La scena che mi si presenta è quella di un altro genio della lampada con le mani sulla testa che lamenta un forte dolore. Sul bordo della serranda una manciata di capelli uguali uguali a quelli del tizio. Pare che l’uovo alla coque questa volta sia pronto. Interrompo il carosello di imprecazioni proveniente dalla bocca del genio con una domanda un po’ sciocca, lo ammetto, e anche pericolosa se vogliamo dirla tutta: “Ma non ha visto la serranda che stava scendendo?”
La sua risposta è un secondo boato che riproduce una bestemmia tanto orrenda quanto limpida, come il cielo sereno d’estate, a seguire alcune considerazioni non gentili sulla mia domanda che terminano con: “…per me la serranda era lassù e non qui… (bestemmie a seguire)”.

Lo vedo molto provato e lo invito in ufficio per prestargli le prime cure o per chiamare un’ambulanza se necessario. Il tizio però è troppo inferocito, si volta e così come è apparso dal nulla si dilegua nella notte come un capriolo ferito.