Supermercato, ora di chiusura. Mi dirigo verso la saracinesca di ingresso per iniziare le operazioni di fine giornata.
Tempo fa scrissi del genio della lampada che, tentando di battere in velocità la discesa della serranda, rischiò di aprirsi il cranio come un uovo alla coque, se non fossi intervenuto in tempo per arrestare la sua corsa da cavallo selvaggio. La sua celebre domanda: “Ma non ha ancora toccato terra, quindi posso entrare?” la porto ancora dentro come una sciabolata sui reni e la risposta che si meritava ma che non diedi per amore del mio mestiere, mi costò ore di yoga e passeggiate nei boschi.
Ecco che mi trovo in prossimità dell’ingresso, osservo il corridoio del centro commerciale, dove è situato l’accesso al nostro negozio, e vedo il nulla. Allungo il braccio con la chiave e la inserisco nella toppa che attiva il motore elettrico della gigantesca serranda. Durante l’operazione che dura alcuni minuti, la discesa è piuttosto lenta, io sono in una posizione in cui non ho visibilità sull’ingresso. Inizia la discesa cigolante della barriera che ci divide dal mondo esterno e approfitto di quei minuti per appoggiare la testa sul braccio e prendermi un momento di relax. La giornata è stata ricca di personaggi pittoreschi e sono piuttosto provato, ma ormai siamo al traguardo, cos’altro potrebbe succedere? Detto fatto: un boato esplode nel corridoio, il rumore di ferraglia mi raggela il sangue, avverto uno scossone nella toppa dove ho inserito la chiave e ho la netta sensazione che la gigantesca serranda sia uscita dalle guide. Mentre mi affaccio per capire cosa sia successo odo un bestemmione da osteria veneta che riempie il centro commerciale, a seguire una filastrocca con termini poco carini che alludono a mestieri antichi delle madri di tutti i santi. La scena che mi si presenta è quella di un altro genio della lampada con le mani sulla testa che lamenta un forte dolore. Sul bordo della serranda una manciata di capelli uguali uguali a quelli del tizio. Pare che l’uovo alla coque questa volta sia pronto. Interrompo il carosello di imprecazioni proveniente dalla bocca del genio con una domanda un po’ sciocca, lo ammetto, e anche pericolosa se vogliamo dirla tutta: “Ma non ha visto la serranda che stava scendendo?”
La sua risposta è un secondo boato che riproduce una bestemmia tanto orrenda quanto limpida, come il cielo sereno d’estate, a seguire alcune considerazioni non gentili sulla mia domanda che terminano con: “…per me la serranda era lassù e non qui… (bestemmie a seguire)”.
Lo vedo molto provato e lo invito in ufficio per prestargli le prime cure o per chiamare un’ambulanza se necessario. Il tizio però è troppo inferocito, si volta e così come è apparso dal nulla si dilegua nella notte come un capriolo ferito.
Ma io mi chiedo: è possibile non vedere una serranda di quelle dimensioni e non sentire quel cigolio di ferraglia? Davvero il cliente medio è sempre così rinco*glionito?
Sono in attesa di denunce varie a causa della serranda assassina, so che non tarderanno ad arrivare.
Ora sono a casa con un sorriso sulle labbra e i miei familiari mi osservano di nascosto preoccupati.
Lascia un commento