Bar, periodo covid.
Il locale è abbastanza piccolo internamente, quindi la capienza è limitata a 3 persone, escluso il barista.
Il bancone è lungo circa 3 metri.
Entrano 3 clienti, uno con un pastore maremmano senza museruola e senza guinzaglio.
Ora, io amo i cani e li accarezzerei da qui alla morte, ma capirete bene che un pastore maremmano non è uno scricciolino. Inoltre, mentre io guardo il cane estasiata, uno degli altri due clienti ha timore di avvicinarsi al bancone perché il cane ne occupa 3/4 e non è propriamente mansueto, anzi. Da premettere: la distanza bancone-uscita è di 2 metri, molti miei clienti lasciano il cane fuori, pur tenendo il guinzaglio.
“Buongiorno, mi scusi se la disturbo, ma potrebbe lasciare il cane fuori o mettergli il guinzaglio?”
Il cliente terrorizzato mi ringrazia con lo sguardo.
Non l’avessi mai detto…
“Tu! Come ti permetti? Il cane è mio e decido io quando e come portarlo in giro. Questo è un locale pubblico, lui ha tutto il diritto di stare qui. Se non sono accettati i cani, basta dirlo.”
“Guardi, non volevo offenderla. Semplicemente il locale è piccolino e gli altri clienti non riescono ad avvicinarsi al bancone per consumare. Le ho detto di mettergli il guinzaglio, non di abbandonarlo sul ciglio della strada.”
“E chi se ne frega se gli altri hanno paura? Il mio cucciolo è buonissimo! Va beh, ho capito la tipologia di bar. Riceverà una mia recensione negativa.”
E va via. L’altro cliente, fortunatamente, ha ringraziato. Della recensione, però, neanche l’ombra.
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