Lui si avvicina e inizia a scusarsi. In tutte le lingue possibili. Italiano, inglese, anche qualche parola in francese che suonava come “Je suis désolé beaucoup”.
Io sono talmente sorpresa che riesco solo a balbettare un “ma figur…”.

Poi lei fa un passo avanti e, con voce ferma, mi dice:
“Una mia amica era presente sabato. Mi ha raccontato tutto. Il minimo che potesse fare era venire qui e scusarsi di persona.”

A quel punto lui va anche dal mio capo a scusarsi, mentre lei rimane con me. Si avvicina, mi mette una mano sulla spalla e, con un mezzo sorriso, mi sussurra:
“O si scusava… o non lo vedeva per i prossimi sei mesi.”

Io sono scoppiata a ridere. Lei ha sorriso, ha fatto un cenno col capo e se ne sono andati. Fine.

Da allora, ogni volta che ho una giornata storta o qualcuno mi guarda come se avessi sbagliato mestiere, ripenso a quella scena. Alla moglie-giustiziera, al marito pentito, alla dignità ripristinata con una minaccia domestica.
E mi viene da ridere. Ma proprio tanto.