Oggi, ambulatorio tranquillo… o almeno credevo. Ore 12:47 entra lui, sui 65 anni, completo beige stirato alla perfezione, occhiali spessi, sguardo da uno che ha appena risolto un mistero più grande di lui. Si siede davanti a me e fa, serissimo:
“Dottoressa… credo di soffrire di una grave forma di neurofibrillosi pancreatica degenerativa.”

Io alzo gli occhi dalla tastiera e lo guardo.
“Mi scusi… cosa?”
E lui:
“Lo so. Ma ho fatto una sintesi tra quello che ho letto su Wikipedia, un post su Facebook e una cosa che ha detto R****** (**oscuro il nome non voglio denunce**) in un’intervista del 2018.”

A quel punto l’unica cosa che mi quadrava… era la voglia di stendermi sotto la scrivania.

Lo visito. Pressione perfetta, polmoni puliti, battito regolare. Gli chiedo i sintomi. E lì parte il catalogo:

  • Formicolio alla gamba destra (“ma solo quando guarda certi programmi in prima serata”),

  • Occhi sfocati (“ma forse è colpa della lampada alogena che ha in cucina dal 1999”),

  • Sudorazione notturna (“ma solo se sogna sua suocera”).