— “Le ho detto uno scontone! Non sa chi sono io!!!”
Ora. Quando qualcuno dice “non sa chi sono io”, di solito vuol dire che nemmeno lui lo sa bene.
— “Più del 10% non posso fare. I titolari non ci sono al momento, posso chiedere quando rientrano.”
Ma lui niente. Si infervora.
— “Allora li chiami! Ci parlo io!”
— “Preferirei evitare di disturbarli…”
— “Mi dia il loro numero! Glielo chiedo io lo sconto!”
A quel punto stavo per replicare, anche perché la situazione cominciava a farsi pesante. Ma proprio mentre sto per rispondere, la porta si apre.
Entrano i titolari.
Faccia nera.
Lisia, la moglie del titolare – donna sempre pacata, gentile, quella che ti dà il resto con due parole in più per farti sentire accolto – in quel momento cambia completamente volto. Guarda prima il marito, poi me, poi loro. E con una voce che non le avevo mai sentito usare, urla:
— “Ve l’avevo detto la prima volta: NON DOVETE PIÙ METTERE PIEDE QUI! La prima volta sono stata indulgente, ma ora basta. Se non ve ne andate, chiamo la polizia.”
Io rimango lì, immobile. Basita. La coppia sbianca. Il titolare si piazza davanti alla porta, senza dire una parola.
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