Lavoro attualmente in un noto negozio di abbigliamento da montagna e abbiamo l’abitudine di inserire dei cuscini all’interno degli zaini che restano frontali per una questione di visual. È quindi materiale del negozio non cedibile e non in vendita, ovviamente sprovvisto di etichette con il prezzo e non è neanche del tutto in buone condizioni perché viene usato e riusato per riempire zaini e borsoni.Tempo fa si presentano in negozio due ragazzi, anche abbastanza giovani, fanno vari acquisti e pretendono che gli vengano regalati i suddetti cuscini.
La mia collega spiazzata si volta verso di me e le dico che no, non possiamo darglieli perché è materiale del negozio, come se smontassimo una mensola e gliela regalassimo, anche perché sono contati e l’azienda non sarebbe intenzionata a fornircene di nuovi per rimpiazzare quelli mancanti.
Al che uno dei due, ricevuta la risposta negativa, comincia a trattarmi a pesci in faccia arrivando anche a minacciare di contattare l’azienda per segnalare il mio comportamento nei suoi confronti. A quel punto mi altero e gli dico che se gli servono i cuscini può benissimo uscire e andare al negozio di fronte a comprarli.
In tutta questa imbarazzante situazione di pretesa e maleducazione come se tutto gli fosse dovuto, quello che più mi ha stranita è il fatto che le persone – solo perché fai la commessa – pensano di poterti dire quello che vogliono e che tu non debba reagire mai perché hanno sempre ragione. In quella circostanza io, persona che si fa ogni giorno un mazzo quadrato, mi sono sentita schernita da un “antipatico” che ha cominciato, a partire da quando ha messo il piede in negozio, a guardarmi male e farmi sentire a disagio.
Finale: la segnalazione poi non l’ha mai mandata e non si è mai più ripresentato.