Lavoro in un autonoleggio all’aeroporto di Bari. Turno mattutino, dalle 6:30. Le prime ore sono fatte di facce assonnate, domande ripetute, patenti dimenticate e clienti che si arrabbiano perché la macchina “non è identica alla foto”.

Ma quella mattina me la ricordo nitida.

Erano le 8:10 e stavo finendo un caffè al volo dietro al banco quando è entrata lei. Camminava piano, ma dritta. Avrà avuto 65 anni, o forse meno, ma con quegli occhi che ti fanno capire che ne ha vissuti almeno 90. Portava un vestito a righe larghe, da spiaggia, e una giacca di jeans troppo grande, come fosse prestata. Tirava una valigia piccola e consumata, e aveva con sé una borsa della spesa in stoffa.

Si avvicina al banco e mi dice, con un tono calmo ma deciso:

“Buongiorno. Avevo prenotato una Panda. Ma se c’è una macchina con un po’ più di grinta, oggi me la merito.”

Le sorrido. “Grinta in che senso?”

“Nel senso che ho appena lasciato mio marito. Dopo 42 anni. E credo che oggi, anche se solo per una settimana, voglio sentirmi come una che decide dove andare.”

Mi ha spiazzata. Lo ha detto con la naturalezza con cui si chiede una bottiglietta d’acqua.
Io controllo. In effetti c’era una Yaris ibrida nuova, bianca, con pochi chilometri. Nessuno la voleva mai perché “ha troppa elettronica” o “non capisco come si accende”.