Dicembre, negozio di elettrodomestici.
Io, tecnico riparatore e all’occorrenza – data la ingente folla intenta a comprare piccoli elettrodomestici in stile anni 50 di una nota marca italiana – commesso in negozio.
Nonostante i 200 m² di negozio siamo in 4 a servire e spiegare vari prodotti.
Ero intento a enunciare tutte le qualità di una macchina automatica per il caffè, quando sul marciapiede davanti al negozio Lui parcheggia un Hummer giallo ed entra: leggings leopardato, scarpe di gomma ultra fluo, canottiera a righe bianche e nere con buchi, pellicciotto bianco, occhiali da sole e barba e capelli bianco cinereo.
Nemmeno saluta, ma esordisce con un sonoro fischio: “Mi serve una lavatrice!”
“Salve, un attimo e la seguo io.”
“Mi serve una lavatrice, buona eh!”
“Un attimo solo.”
I signori che stavo seguendo capiscono il problema, prendono il depliant della macchinetta e vanno in cassa.
“Mi dica.”
“Lavatrice! Non una da poveri!”
“Quanti kg?”
Mi guarda schifato e dice: “Ma come ti permetti di prendermi per il culo?! Non si trattano così i clienti importanti! Me ne vado! Si vede che alla gente fa schifo guadagnare. Porterò i miei 600 euro da XY. Addio pezzenti!”
Io rimango un po’ frastornato mentre lo guardo allontanarsi nella luce del crepuscolo verso il suo transatlantico ghermito dalla polizia municipale, mentre il mio capo esclama: “Bellino quello, se fa i cuccioli ne voglio uno!”
Lascia un commento