Lavoro in lavanderia da quando avevo vent’anni. Prima con mio padre, poi con mia sorella.
Quelli che pensano che sia un lavoro monotono non hanno mai visto cosa può uscire dalle tasche della gente.
C’è stato quello che ha infilato in lavatrice un piumino con dentro 320 euro, in banconote da 20 piegate come origami.
Oppure la signora che ha portato a lavare un cappotto con dentro una catenina d’oro e, quando gliel’abbiamo restituita, ci ha guardato con sospetto come se le avessimo sostituito il bottone con un microchip della CIA.
Ma il meglio lo danno quando si convincono che noi abbiamo poteri sovrannaturali.
Settimana scorsa, entra una cliente.
Porta un maglione bianco, mooolto vissuto. Mi fissa, me lo piazza sul banco e fa:
“Questo me lo ha regalato mia suocera. Vorrei che tornasse come nuovo.”
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