Gennaio 2001, ero capocommessa in un negozio di abbigliamento per bambini.
Entra una signora molto ben vestita, firmatissima, trucco e parrucco perfetti. Si guarda un po’ in giro, va nel reparto neonati e poi mi chiede una mano.
“Qual è la cosa che costa meno qui dentro?”
“Per quale taglia? Bimba o bimbo?”
“È indifferente, l’importante è che sia la cosa che costa meno.”
Le mostro un body intimo da neonato, 4 euro.
“Perfetto, va benissimo.” Mi porge il bancomat dicendo: “Allora, facciamo così: lei mi fa una transazione di 100 euro però poi mi dà il resto in contanti.”
“Mi dispiace, non posso farlo.”
“Ma sì, dai, a te cosa cambia?”
Le spiego che proprio non posso farlo e allora lei inizia:
“Mio marito… Cioè, non è mio marito… È il mio compagno… Sai, io per tutti sono l’amante, tutti parlano male di me… Eeeeehhhh, lasciamo perdere, boccaccia mia statti zitta… Vabbè, insomma, lui è ricchissimo ma siccome i figli dicono che io sto con lui solo per convenienza e che per me ha mandato a monte un matrimonio, allora lui mi dà pochissimi soldi.
Però il suo punto debole è il suo nipotino, il figlio di sua figlia. Allora se gli dico che ho fatto un regalo al bambino, per lui va bene spendere qualsiasi cifra.
Quindi per piacere passami 100 euro con il bancomat.”
“Ma signora, è un body, mica suo marito può pensare costi davvero 100 euro…”
“Sì, sì, ci crede! Lui non capisce queste cose… Allora, forza, dammi 96 euro in contanti.”
Al mio ennesimo “Non è possibile, mi spiace.” è andata via incazzatissima, si è passata una mano sulla bocca per prelevare rossetto, ha spalmato tutto sulla porta a vetri del negozio ed è scappata.
Sono rimasta in stato catatonico a fissare l’opera d’arte per non so quanti minuti.
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