26 Dicembre di qualche anno fa.
Il mio turno inizia alle 16:30, ma volendo salutare e fare gli auguri ad alcune colleghe che staccava alle 15:00, avviso che sarei arrivata più o meno per quell’ora per bere un caffè insieme.
Arrivo e mi dicono che la mattinata è stata fiacca, tanto che la responsabile aveva mandato via qualcuno prima.
Mi siedo in un tavolino d’angolo e attendo che le altre finiscano il loro turno.
Dopo pochi minuti il locale si riempie di gente che vuole mangiare, ma tanta di quella gente da non riuscire più a girarsi.
Ovviamente mi fanno cominciare a lavorare prima.
Da quel momento il delirio assoluto.
Dopo alcune ore, arriva una coppia.
Ordinano, mangiano e si avvicinano al banco per prendere il caffè.
Vado verso la macchina e nel mentre servo bibite, e patatine, allungando anche tovaglioli di carta e salse a chi le chiede.
Loro con tutta calma ordinano e cercano pure di intavolare un discorso, mentre io cerco di essere sbrigativa, ma comunque cordiale.
Al che lei con aria compassionevole ed indignata per la mia faccia stravolta, si guarda in giro e se ne esce con: “Ma cosa ci fa tutta questa gente qui, in un giorno di festa? Ma non ce l’hanno una casa? Ma non si vergognano?”
Giuro che ci ho provato a trattenermi e soprassedere, ma mi è proprio uscito dal cuore.
“Signora cosa vuole che ci facciano, lo stesso che sta facendo lei.”
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