Io da lontano vedo la scena: lei che si scalda, lui che inizia a diventare rosso, il bambino che si guarda attorno in cerca di popcorn. Il collega, poveraccio, è un ragazzo di 17 anni e lei ci si butta addosso con la foga di un avvocato in tribunale.
E io penso: Facile fare la dura con un ragazzino, signora. Vieni da me, dai.
Così gli faccio cenno: “ci penso io”. Lui mi manda la famiglia in cassa e mi guarda come se gli avessi regalato le ferie.
Lei parte subito all’attacco, manco il tempo di salutare:
— “Questo è ridicolo! Ho prenotato online e non c’era nessun avvertimento sul fatto che fosse dai 15 anni in su e che servisse il documento.”
Io, sereno, con la calma glaciale di chi ha già sentito la stessa frase cento volte nella settimana:
— “Guardi, in realtà appare proprio una finestra appena clicca sul film, che dice chiaramente…”
Ma lei mi interrompe con foga:
— “NO, non è vero! Non c’è! NON C’È!”
Perfetto. Classico. Io potrei discutere, ma la fila alle mie spalle cresce come un’onda. Non ho tempo da perdere. Sfilo il cellulare dalla tasca, lo sblocco, entro nell’app, cerco il film, clicco e… tadaaa! appare subito, a caratteri cubitali, una finestra che copre tutto:
AGE VERIFICATION REQUIRED
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