Ristorante pizzeria, sabato sera. Il locale è pieno, famiglie chiassose, coppiette col cellulare sempre in mano, tavolate di amici che ordinano birre a fiumi. Io corro da un tavolo all’altro cercando di mantenere un sorriso credibile.
Faccio accomodare un tavolo davvero carino: nonno, figlia, nipotina in età d’asilo e un cane. Mi mettono subito di buon umore. Ordinano in maniera tranquilla: due pizze e due birre. Poi la mamma, molto gentile, aggiunge:
«Ci può portare anche un piatto in più, così le do una fetta della mia.»
Lì, giuro, mi si scalda il cuore. Finalmente qualcuno che non chiede di dividere una margherita in tre, o di avere la pizza “tagliata in quattro perché così la assaggiamo tutti”. Mi stava quasi tornando la fiducia nel genere umano.
Passano cinque minuti e sento la bambina che mi chiama piano:
«Scusa…»
«Dimmi, tesoro.»
Abbassa lo sguardo, si fa tutta rossa.
«Fai la vergognosa? Dai, dimmi.»
Niente, silenzio assoluto.
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