Ristoratrice affranta:
Si presenta un cliente, per prenotare un tavolo per la domenica successiva; si avvicina veloce alla mia collega, ha la mascherina, ma decide di abbassarsela appena arrivato davanti a lei.
La mia collega lo saluta, allegra e gentile, facendogli capire che non vorrebbe chiederglielo, ma è obbligata, gli dice: “Salve! Mi dispiace disturbarla, ma le devo chiedere di tirare su la mascherina, perché se non si è seduti al tavolo, purtroppo, per legge, si deve portare.”
(N.B.: cartelli ovunque, che ricordano l’obbligo della mascherina e tutte le regole imposte alla ristorazione)
Lui, scocciato, se la tira su, sbuffando, dopo di che chiede di prenotare un tavolo per 9 persone. E si ritira giù la mascherina.
La mia collega, spostandosi dietro il bancone, per mantenere almeno le distanze imposte, gli chiede: “Mi può lasciare un nome, un cognome e un recapito telefonico? E di queste 9 persone chi è convivente?”
Siamo tutti familiari e vicini di casa.
So che è una scocciatura, ma non è importante se sono familiari, ma se siete conviventi, perché la legge ci impone di mantenere la distanza di un metro tra un commensale e l’altro, se non conviventi.
Lui sbotta, con tono più che scocciato, al limite dell’arrabbiato: “Perché tutte queste domande?! In altri ristoranti in cui sono stato non mi hanno chiesto niente ed eravamo tutti vicini!!!”
Con educazione e calma glaciale, la mia collega spiega che probabilmente i ristoranti in cui è andato non stanno seguendo le regole imposte dal governo e lo rassicura che saranno comunque seduti tutti allo stesso tavolo, ma che tra i non conviventi verrà mantenuto, come da legge, il distanziamento di 1 metro. Inoltre ribadisce che non è una scelta, ma è una legge imposta che crea difficoltà a tutti, compresi noi.
Lui insiste, facendo sembrare lei una brutta strega che gli sta rompendo le uova nel paniere e le chiede perché non può fare uno strappo alla regola e inizia a lamentarsi che lui è andato in posti dove gli hanno fatto fare quello che gli pareva e che noi siamo noiosi.
A questo punto, dato che sono già 20 minuti per una semplicissima prenotazione, decido di intervenire, per vedere di sbloccare la situazione e scaricare la palla su di lui.
Con tono squillante ma allo stesso tempo accondiscendente, esclamo: “Salve, scusate il disturbo, da quanto ho capito lei vorrebbe pasteggiare vicino ai sui familiari/vicini di casa. Avrei una soluzione da proporle: dato che noi, per legge, non possiamo mettervi vicini e che rischiamo di incorrere in sanzioni salate e chiusura del locale per 15 giorni, in caso di controlli (e di controlli ne hanno fatti e di multe pure), lei potrebbe dichiarare nella prenotazione che siete tutti conviventi, così riusciamo a mettervi tutti vicini! Che ne dice? Mi sento però in dovere di farle sapere che, in caso di controlli, la multa rischierebbe di prenderla lei.”
Lui si inalbera: “Ma figurati se voglio prendere una multa!!!”
Si figuri, invece a noi piace prenderle.
Lui mi guarda, io lo guardo, silenzio di qualche secondo… e decide che va bene il distanziamento.