Supermercato

La vedo entrare in lontananza e già ho bisogno del Maalox. È una di quelle clienti che mi sta sulle p***e senza che nemmeno apra la bocca, mi basta guardarla e già la mia allegria si fa le valigie per salire sul primo volo in direzione Australia. La pazienza è in viaggio da molto prima, mentre l’istinto omicida è sul Freccia Rossa che mi messaggia: “j’arrive!”.

Sono in cassa che batto la spesa ad un gruppo di arzille vecchiette, una delle quali ha la mascherina sotto al mento:
“Signora, per cortesia, metta bene la mascherina! Lo dico anche per il suo bene.”
Lei si scusa in mille modi ed io le sorrido bonariamente con gli occhi.
Purtroppo e a volte per fortuna, il sistema di protezione ci impedisce di leggere il labiale o di apprezzare i sorrisi altrui, ma spesso ci protegge dalle bestemmie luminose e dagli anatemi sussurrati che altrimenti sarebbero visibili o comprensibili a qualche idiota che ogni tanto ci viene a trovare.
Ora è il turno di due clienti simpaticissimi con cui scambio sempre due battute, gente buona e allegra che mi fa apprezzare il mio lavoro. Per fortuna sono la maggioranza.
Lei no!
Lei è simpatica come il ghiaccio sul parabrezza al mattino, quando dimentichi i guanti e hai le dita ferite.

Arriva alla mia cassa una ragazza di rara bellezza, le passo la spesa incantato e le sorrido con occhi ed orecchie. Mi chiede informazioni su alcuni prodotti e le sfodero tutta la mia conoscenza bluffando meschinamente su alcuni dettagli che tanto lei non può sapere. Mi lancio in battute umoristiche grandiose che le strappano pure una risata, rido di cuore insieme a lei, faccio per prendere il resto nel cassetto e tutte le monetine mi cascano per terra, la mia immagine di latin lover crolla come un castello di carte. Mi chino goffamente per raccoglierle ed ecco che con il gomito scontro il cassetto aperto e rischio di tranciarmi sedici dita.
Ora lei mi sorride con compassione, la saluto farfugliando qualche battuta che peggiora la mia situazione già precaria. Lo splendore fatto donna si allontana ed io ritorno alla mia grigia umiltà.

Un latrato orribile mi giunge dal fondo del rullo:
“Posso appoggiare?”
È lei. L’ultima volta ci ha tappezzato di insulti per un buono sconto di 40 euro non valido, che voleva scontare ad ogni costo “non è possibile, sempre la solita storia, siete dei furbi! Non è la prima volta che succede, non sapete fare il vostro mestiere! Truffatori!” Ed altre simpatiche frasette urlate con quel timbro spregevole che mi fanno immaginare mille modi per buttarla fuori dal negozio, come ad esempio: trascinandola per una gamba, facendola inseguire da una squadra di rottweiler o spararla via con una catapulta.

La guardo in faccia, la saluto e rispondo con la finzione più pura:
“Appoggi pure signora, prego! Le ricordo la carta fedeltà, se ce l’ha.”
Mi guarda in faccia e mi sbraita sarcastica:
“La vostra carta non ce l’ho di certo!”
Inizio a passare i prodotti allo scanner e lei non apre bocca, arrivo all’ultimo pezzo e la voce urticante non si fa attendere:
“Questa quanto me la fa pagare?”
“Mi passa a 1 euro e 90 centesimi, signora.”
“Eh no! Siamo alle solite, il prezzo segnalato era 1 euro e 20! Mi chiedo come possiate essere ancora aperti…” E così via…
Le chiedo di attendere un attimo per controllare il prezzo al bancone, ma il sermone di insulti aumenta “ma non ho tempo per voi, devo andare a casa. Siete i soliti poco seri! Questo è fregare il prossimo!”
Paga lanciando il bancomat sulla cassa, digita il PIN con un artiglio composto da un’unghia finta color fucsia agghiacciante, e se ne va continuando il rosario.
Ovviamente vado a verificare il prezzo dell’articolo e lo sconto era riservato ai possessori della carta fedeltà, come ben indicato sul cartello.

Non credo che a casa ci sia qualcuno che la aspetti, o meglio, spero che quel qualcuno non la stia aspettando.