Studio di tatuaggi.
In una mattina inconsapevole si palesa un tizio sulla quarantina, che vuole farsi un paio di tatuaggi: un nome e un leone in uno stile molto particolare (mezzo astratto e con schizzi e macchie multicolore) di cui mi fa vedere una foto dal cellulare.
Da questa riconosco la mano di un tatuatore piuttosto noto e mi affretto a spiegargli che, essendo un lavoro molto riconoscibile, non posso copiarglielo da quella foto, ma che per il giorno dell’appuntamento gli presenterò un leone nello stesso stile, che a colpo d’occhio sia molto simile, senza approfittare del lavoro di nessuno.
Sembra convinto e se ne va, senza nemmeno lasciare un acconto (da allora ho imparato).
Si presenta il giorno dell’appuntamento e gli mostro i due progetti che gli ho preparato.
La sua faccia rimane impassibile, al che gli dico: “Se non ti piacciono, non c’è problema, spiegami cosa c’è che non va e ci penso io a modificarlo, prenditi tutto il tempo che ti serve.”
Noo, è che io lo volevo come questo. e mi rimostra la stessa foto del primo giorno.
Mi rimetto altri 10 minuti a spiegargli perché non posso farglielo uguale e gli propongo di individuare magari un dettaglio o due della foto che gli piacciono di più.
Niente, lui lo vuole identico in tutto e per tutto.
Illuminazione! Facciamo intanto il nome, così ci schiariamo un po’ le idee prima di fare qualcosa di cui potremmo pentirci.
Una volta eseguito, si guarda nello specchio e, in tono sorpreso, dice: “Aaaaahhh ma vedi che allora sei capace? Perché non me lo vuoi fare quell’altro?”
…. non è una questione di capacità ma di etica professionale… ecc ecc.
40 minuti dopo, siamo ancora a discuterne e, dato che nemmeno la mia proposta di provare a chiedere a qualche collega (che ovviamente gli dà la mia stessa risposta) lo fa desistere, passa gli ultimi 15 minuti sulla porta aperta: “Ma che fai? Mandi via così un cliente? Sai quanti ne trovo che me lo rifanno uguale? Tu non sai chi sono io!”
Siamo in una piccola città, la gente parla molto e si conoscono tutti, quindi evito quanto più possibile di rispondere male a chiunque. Ma quando è troppo è troppo: “MA VVVAAAII A …farti tatuare da qualcun altro, perché TU non sai chi sono IO e di certo qui non lavoriamo in questo modo!