Ufficio consulenza.
Squilla il telefono: “Pronto, buonasera, io sono una dipendente della ditta XXXX e volevo chiedere informazioni sulla mia situazione.”
“Prego signora mi dica pure, lei si chiama?”
“Io sono una dipendente della ditta XXXX e vorrei sapere se con il mio reddito posso essere a carico di mio marito.”
“Certo, signora, dovrebbe però dirmi il suo nome e cognome, così posso verificare la sua situazione.”
“Beh… io ce l’ho un nome e un cognome, però perché dovrei dirglielo?”
“Perché, se non so come si chiama, non posso vedere la sua situazione…”
“Ma voi non vedete tutto con i vostri computer? Per quale motivo io devo dirle come mi chiamo! È un mio diritto sapere la mia situazione!”
“Signora, le spiego: noi gestiamo tanti dipendenti, se non mi dice come si chiama, cosa dovrei verificare?”
“Allora, devo chiamare i carabinieri? Io voglio sapere le mie cose e tu non puoi violare la mia privacy!!!“
“Signora, le ripeto: mi serve sapere il suo nome…”
“Ahhhh, io non ti dico un bel niente e ti mando la finanza, così poi vediamo se non mi dici le mie cose!!”
E attacca.
Ovviamente non sono arrivati né finanza né altro, ma solo la telefonata del datore di lavoro, che rideva più di me, perché la tizia aveva chiamato anche lui, dicendogli che io non avevo voluto dirgli le sue cose, perché pretendevo di sapere il suo nome.