Lavoro nell’ufficio tecnico di un comune medio-piccolo da dodici anni. Non abbastanza grande da avere tutto informatizzato, non abbastanza piccolo da passare inosservato. Un limbo dove l’urbanistica incontra la creatività sfrenata della cittadinanza.

Ricordo ancora il signor P., venne con una cartelletta piena di fogli a quadretti su cui aveva disegnato, con la penna rossa e verde, quella che si usava alle medie, un progetto per “una torre panoramica” nel giardino di casa sua. L’obiettivo? Spiare meglio il vicino che, a detta sua, “tira l’acqua del bagno troppo spesso”.

Gli ho chiesto:
“Signor P., ma secondo lei il regolamento edilizio che dice?”
Risposta: “Eh ma io ho letto su internet che in Svizzera si può.”

Una signora invece ci ha fatto una richiesta urgente perché il suo vicino aveva un geco sul muro e lei voleva sapere “se si poteva fare un’ordinanza per abbattere l’abitazione in quanto infestata da animali tropicali”. Sì, tropicali. Perché secondo lei i gechi vengono dalla Thailandia.

Poi ci fu quello che voleva aprire “un chiosco mobile” in un’aiuola spartitraffico. Diceva che c’era “una grande affluenza di auto”.
“Ma non è pericoloso stare in mezzo alla rotonda?”
“No, tanto le auto non si fermano, quindi evito i clienti.”