Un attimo di comprensione e affetto per la povera addetta al banco pesce del supermercato, il 23 dicembre alle 17.30.

Arrivo trafelata al supermercato perché avevo dimenticato di comprare il salmone per la vigilia. Mi avvicino al banco e prendo il numero (47) anche se dal visore segna 22 e c’è solo una persona. Attendo un po’ e dietro di me si forma una discreta folla di persone che attendono il pesce con numeri successivi al mio. Quando l’addetta termina col cliente in corso, mi faccio avanti e una signora con agile mossa comincia a ordinare, mettendosi davanti a me.

Io le chiedo che numero ha e risponde che non stanno seguendo i numeri; io e l’addetta insistiamo e lei confessa di avere il 54. Risulto vincitrice col numero più basso anche rispetto agli altri presenti, chiedo se hanno ancora filetti di salmone (erano rimasti solo tranci) e la furbacchiona dice “anche a me serve il salmone però!!”

La ignoro e attendo il mio filetto, che l’addetta mi sta pazientemente tagliando dall’ultimo salmone intero disponibile. Quando ha finito ringrazio e mi allontano velocemente (capendoo immediatamente che stava per scatenarsi l’inferno) mentre la furbacchiona, avvicinandosi OLTRE lo schermo in vetro, va a TOCCARE CON LE DITA i tranci di salmone nel banco dicendo “voglio questo qua”.

Io, che vorrei picchiarla col filetto di salmone, urlo “avevo il 47”, mentre le signore in coda con i numeri successivi cominciano a urlare e litigare con assalti che sento nonostante le tre corsie di distanza.

Chissà se la numero 54 è uscita dal supermercato con un occhio nero o con del salmone.