Vigilia di Natale.
Io in turno di apertura (lavoro in un negozio che vende intimo, quindi immaginate il delirio pre-feste).
Il negozio apre alle 9.30.

Ore 9.00: arrivo, abbasso la serranda a metà, entro e inizio la solita trafila. Pavimento da dare una passata, cassa da aprire, contare i soldi, accendere luci e musica di sottofondo natalizia (quella che dopo tre giorni di fila ti entra nel cervello e non ti molla nemmeno sotto la doccia).

Ore 9.05: mentre passo lo straccio noto che fuori c’è un tizio, già piantato davanti alla porta come se dovesse partecipare a una maratona e stesse aspettando lo sparo.
Non ci faccio troppo caso, capita spesso che la gente arrivi un po’ prima.

Ore 9.20: lui comincia a bussare. Non un colpetto educato: proprio martellate sul vetro. Mi giro, lo guardo. Con le labbra leggo chiaramente: “Ma allora, apre o no?!”
Prendo fiato, gli faccio segno dell’orologio e gli dico: “Apro alle 9.30.”