Chi entra, di solito, rientra in due categorie: o cerca un regalo last minute per “una persona speciale” (tradotto: panico da compleanno dimenticato), oppure arriva con l’aria solenne di chi sta per acquistare un gioiello con la G maiuscola — anche se costa 39,90.
Un giorno entra una signora sulla sessantina. Si avvicina al bancone, scruta ogni cosa con l’occhio di una gemmologa reale e poi mi dice:
«Sto cercando un bracciale… ma non uno qualunque. Deve brillare, ma con dignità.»
Io annuisco come se avessi capito subito cosa intende, anche se nella mia testa risuona solo la parola “dignità?”
Le mostro una selezione.
Lei guarda, stringe gli occhi, scuote la testa.
«No, questo no. Troppo volgare. Questo sembra un giocattolino. Questo… potrei metterlo solo se andassi in discoteca a Ibiza, e io sono più da tè delle cinque.»
Dopo dieci minuti così, gliene mostro uno nuovo, arrivato da poco. Linea semplice, luci giuste, niente di esagerato.
Lei si illumina:
«Ecco. Questo è da regina vedova di seconda fila. Perfetto.»
Qualcuno mi spiega cosa diamine ha appena detto?
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