Dopo due settimane di chiusura per ferie (meritate, direi), riapriamo lunedì 22 agosto. Era scritto ovunque: sito, segreteria telefonica, biglietto sulla porta, email automatica. Insomma, mancava solo il piccione viaggiatore.

Martedì (quindi il giorno dopo la riapertura), mi chiama una signora.
Cliente abituale, nome già visto, voce un po’ squillante, di quelle che parlano sopra la tua e finiscono le frasi al posto tuo.

«Salve, volevo sapere quando potete venire da me per quell’intervento tecnico che avevamo accennato prima della chiusura.»

Guardo il calendario, il planning ancora vuoto, le caselle da riempire.

«Guardi, al momento io non posso darle una data precisa. L’ufficio tecnico che gestisce le uscite riapre lunedì. Verrà richiamata direttamente da un mio collega.»
(Pensando ovviamente: lunedì *prossimo*. Non ieri. Non domani. Non nella sua testa.)

Lei risponde un generico “ah, va bene”, e chiude la chiamata.

Tutto normale… fino a **sabato mattina.**

Telefono. Numero che riconosco.

Rispondo, tranquillo.