Bar.
Lavoro da sei mesi in un bar a conduzione familiare, in un piccolo paesino.
La clientela, soprattutto al mattino, è sempre la stessa: nonni e nonne che arrivano tutti i giorni alla stessa ora, si siedono nel solito posto e ordinano la stessa roba e, di conseguenza, gli ordini nemmeno li prendo, aspetto solo che si accomodino e poi gli porto quello che già so che bevono.
Tra questa marea di adorabili anziani ce n’è uno (a cui porto OGNI GIORNO il cappuccino), che si distingue per la sua peculiare caratteristica di rivolgere parola esclusivamente ai suoi coetanei.
Della serie:
Buongiorno sig. X!
Umpf.
Salutami tua moglie!
Mh.
Che freddo oggi!
Mmmm.
E così ogni giorno fino ad… oggi.
Arriva, si siede, e mi guarda truce: “Un. cappuccino.” sussurra.
Dopo qualche secondo di emozione, PERCHÉ, ODDIO, MI HA RIVOLTO PAROLA, gli dico: “Certo X! Ti porto subito il cappuccino, come ogni mattina!” e sfoggio il mio sorriso migliore.
Ma lui, ancora più truce: “Senza. schiuma. lo. voglio.”
Io sorrido: “Va bene, X! Questa mattina il cappuccino te lo porterò senza schiuma!”
Ma lui si incupisce, se possibile, ancora di più: “Io. lo. voglio. sempre. senza. schiuma.”
Mi gelo sul posto: “Ma io te lo porto sempre con la schiuma.”
Sei mesi, per l’esattezza.
E. infatti. non. mi. piace.
E perché non me l’hai detto?