Alla cassa si presenta una signora distinta, capelli ordinati, borsa rigida in finta pelle, sguardo di chi ha già deciso che non sarà contenta.
Appoggia sul banco due strofinacci da cucina, una tovaglia di plastica e un set di tre contenitori per alimenti con sopra scritto “lunch box” come se fosse radioattivo.
Totale: 9,99 €.
Glielo comunico. Tira fuori con grande disapprovazione una banconota da 10 euro, me la porge come se stesse facendo un favore alla patria. Poi guarda il banco. Guarda me. Guarda i suoi acquisti.
E parte.
— “Non ce l’ha un sacchettino… di carta?”
Le indico il cartello a mezzo metro da lei, con tutta la linea di borse riutilizzabili.
— “No signora, ho solo questi. In plastica riciclata oppure in stoffa.”
Lei aggrotta la fronte come se le avessi detto “qui non serviamo la sua razza”.
— “Ma perché non avete quelli usa e getta?”
— “Perché l’azienda punta al riutilizzo. Inquinano meno, e sono molto più resistenti. Li può usare anche per la spesa.”
Silenzio.
Lascia un commento