Abbiamo una stanza sul retro dove, su appuntamento, facciamo venire vari specialisti: nutrizionista, logopedista, podologo. Quel giorno toccava al podologo. Puntuale come sempre.

Arriva una signora molto anziana, avrà avuto 88 o 90 anni, capelli candidi raccolti in una pinza, bastone in una mano e dignità nell’altra. Con lei la figlia, età stimata: 70 anni meno un’ora. Stesso taglio, stesso passo deciso, stesse ciabatte.
Lei resta seduta nel corridoio, sfogliando un volantino della farmacia che non ha nessuna intenzione di leggere.

Intanto io sto sistemando i prodotti in vetrina, assorta tra le offerte sugli integratori per l’inverno e i cerotti per calli.
Dal retro sento la voce del podologo, tono gentile ma fermo:
— “Signora, queste ciabatte non vanno bene. Sono troppo piccole, così le vengono tutti questi problemi ai piedi.”

La figlia alza lo sguardo dal foglio, mi fissa e fa:
— “Le sta dicendo che ha le ciabatte piccole?”
— “Mi sa di sì…”

Annuisce, convinta.
— “Eh, lo sapevo. Ma tanto, avrebbe da dire anche sulle mie.”

Butto un’occhiata in basso.
E lì, il colpo di scena.