Cinema, Inghilterra.
Fuori dalla porta mettiamo sempre i paletti per ordinare la fila. Non quelli con le classiche cinture retrattili da aeroporto: i nostri sono con corde spesse, fissate a ganci di metallo che si attaccano ai pali. Robusta scenografia da cinema, diciamo.
Un pomeriggio, tutto scorre tranquillo finché non arriva lei: madre con telefono all’orecchio e figlio al seguito. Lei parla fitto, senza curarsi di nulla. Il ragazzino, invece, trova subito il suo passatempo preferito: prende la corda e comincia a sbatterla su e giù, come se fosse un serpente da domare.
Io, vedendo la scena, mi avvicino e con tono gentile:
“Ehi, stai attento, se sbatti così la corda i ganci potrebbero staccarsi e potresti farti male.”
Non l’avessi mai detto.
La madre, fulminea, interrompe la conversazione telefonica, si gira verso di me e scoppia a urlare:
“Come ti permetti di dire a mio figlio cosa può e non può fare?! Sta solo giocando!”
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