“Ehm, non è complicato… È semplicissimo. È scritto nelle istruzioni ma a video c’è proprio il disegno con la freccia. Comunque non è difficile pigiarli insieme basta fare così (gli mostro come fare, un dito di una mano sulla Wii ed uno dell’altra sul telecomando vicino a me). Sì, anche per gli altri telecomandi il procedimento è il solito. E si impostano in automatico come secondo, terzo, quarto… Basta vedere la lucina (gliela indico) accesa. Se è sull’1 è il primo, se è sul 2 è il secondo e così via.”
” Aaaaaaah ok. Quindi se pigio questi due insieme, posso usare il telecomando?”
“Sì, certo” muovendolo e facendo vedere di nuovo che funziona.
Glielo do indietro e lui ancora un po’ perplesso (ma soddisfatto) ringrazia e se ne va.
Metto le cose al loro posto e poi rimango basita pensando “Ed è un giovane… Magari laureato o quasi. E ragiona così? Andiamo bene! Pure il mio collega, furbo. E pure lui è laureato… Ma oh, che gli fanno all’università, il lavaggio del cervello?”
P.s. Essendo una cosa accaduta 10 anni fa, i dialoghi non sono esattamente quelli intercorsi. Ma il senso e le espressioni (e ciò che ho pensato io) nel loro complesso sì.
P.p.s. So già che mi attaccherete, prego fate pure.
9 Agosto, 2022 alle 11:22 am
Se qualcuno ti ha attaccato davvero, vuol dire che non ha mai lavorato con clienti nel campo dell’informatica, dell’intrattenimento digitale o dell’elettronica di consumo in generale.
L’alfabetizzazione digitale in italia è ad un livello ridicolo, quindi se un cliente che non si può dire appassionato trova delle difficoltà lo si aiuta con piacere, ma quando tutti i giorni hai a che fare con gente che non si prende la briga di leggere le istruzioni, che pretende che gli apparecchi funzionino senza averli collegati alla corrente, che non ti danno retta perché pensano di saperne più di te, allora è chiaro che un pochino ti girano.